
Capitolo III
La proprietà privata
Hai menzionato le classi sociali francesi dominanti. A chi ti riferisci esattamente.?
So che il 14 luglio 1789 orrisponde alla presa della Bastìglia e che questo avvenimento segna l'inizio della rivoluzione francese. Ma riguardo al 10 agosto 1792 ... non me lo ricordo
Ma allora il problema è la proprfetà privata? sarebbe stato
meglio bandirla del tutto?
Come abbiamo fatto a non accorgercene? Nessuno ha pensato di condannare la proprietà? A scuola abbiamo appena studiato il Discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza tra gli uomini (1755) di ]ean-Jacques Rousseau. Inizia con un passaggio meraviglioso, aspetta, ho qui il libro, te lo trovo, Rousseau era evidentemente infuriato mentre lo scriveva: “Il primo che, recintato un terreno, ebbe l’idea di dìre: "Questo è mio",e trovò persone così ingenue da credergli fu il vero fondatore della società civile. Quanti delitti, guerre, assassini, quante miserie ed orrori avrebbe risparmiato al genere umano e colui che, strappando ì paletti o colmando il fossato, avesse gridato ai suoi simili: "Guardatevi dall’ascoltare quest’impostore, siete perduti, se dimenticate che i frutti sono di tutti e la terra non è di nessuno"
Ma perche Robespierre ha dìfeso la causa dei ricchi? Cosa gli è è venuto in mente?
Perchè ?
Ti ripeto la mia domanda: nessuno tra i suoi compagnl rivoluzionari ha contraddetto Robespierre?
Cos’è successo poi a Cracchus Babeuf e ai suoi amici?
Devo parlarti della Rivoluzione francese, che rappresenta il trionfo politico, ideologico ed economico della borghesia capitalista in Europa durante il XVIII secolo. La borghesia si era all’epoca impossessata ciel potere, liberando le forze trasformative della società, costituendo un regime e le relative istituzioni al suo servizio, formulando e imponendo un’ideo1ogia che legittimasse i suoi interessi di classe. La nozione di proprietà privata è il cuore di 9uesta concezione. Ti
ricordi Zohra cosa e successo a Parigi il 10 agosto del 1792?
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l'estate del 1792 fu caratterizzata da un momento di forte carestia in Francia, soprattutto nella capitale. Correva voce che il re Luigi XVI e la regina Maria Antonietta avessero nascosto nei loro palazzi delle Tuileries, sulle rive della Senna, ingenti riserve di viveri. La Rivoluzione era in corso da tre anni. La Comune insurrezionale di Parigi con i suoi gruppi d'assalto decisero allora di organizzare un attacco alle Tuileries, proprio dove vivevano il re e la sua famiglia protetti in particolare da mercenari svizzeri che avevano giurato fedeltà al re. Le brigate d’assalto della Comune, aiutate da alcuni civili insorti, vinsero il conflitto agevol- mente. Massacrarono la maggior parte dei soldati svizzeri, dei quali soltanto 334 su 900 riuscirono a fuggire attraverso i giardini. Il giorno seguente fu scavata un’enorme fossa comune nella via stesse di Faubourg-Poissonnière, dove i parigini gettarono i cadaveri degli svizzeri.
fieJ palazzo gli insorti non trovarono né scorte di grano, né di carne né di altre derrate alimentari. In compenso, molti scapparono dai giardini con le tasche e i carretti pieni di gioielli, di scrigni preziosi, di poltrone dorate e orologi tein pestati di pietre preziose. Ma le milizie armate delle brigate d’assalto ‹leila Comune fermarono i saccheggiatori, impiccandone parecchi ai Campioni lungo la Senna. Questi episodi resero evidente il valore fondamentale della borghesia, vale a dire l’intoccabile proprietà privata, che si affermò in maniera concreta arrivando fino ad oggi. Per i dirigenti della Comune Insurrezionale, il saccheggio e il furto costituivano intollerabili affronti alla proprietà privata, nonostante la vittima della rapina fosse l'odiato re.
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Mi sembra che tutto sia andato per il verso sbagliato nell’ultimo decennio del XVIII secolo e che le cose da quel momento presero una brutta pie8a. Vero è che la Rivoluzione Francese i giacobini, la Prima Repubblica avevano abolito il potere assoluto della monarchia, distrutto definitivamente il feudalesimo, liberato i servi, instaurato la sovranità popolare e dato a gran parte dell’umanità la speranza di una vita più libera e dignitosa. La “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” del 1789 e la successiva affermazione del laicismo, che ha minato il potere onnipotente della Chiesa, sono conquiste verso una civilizzazione di cui ancora oggi si giocano decine di milioni di esseri umani in tutto il mondo. Ma la santificazione della proprietà privata, fondamento dello sfruttamento capitalistico, in particolare da parte dei giacobini, ha portato al disastro di cui, tragicamente, siamo vittime oggi.
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Eh sì, questo è quanto dichiarava Rousseau a proposito della proprietà privata. Rtengo che il vero responsabile sia stato Maximilien Robespierre, che di fronte alla Convenzione Nazionale il 24 aprile del 1793 esclamò: “Siamo convinti che l’uguaglianza dei beni è una chimera.” E qualche giorno dopo, rivolgendosi ai nuovi ricchi, agli abili approfittatori della miseria de1 popolo, promise: “Non intendo affatto intaccare i vostri tesori". Robespierre era allora a11'apice del suo potere, rappresentava una delle figure di spicco dei “democratici" e difendeva l’abolizione della schiav-itù, della pena di morte, sosteneva il suffragio universale e l’uguaglianza dei dirò tti. Eppure.. .
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Olivier Bétourné, oltre a essere il presidente delle Edizioni Seuil, è anche un erudito e uno storico perspicace della Rivoluzione Francese, è inoltre un convinto difensore di Robespierre e ne giustifica la disastrosa strategia sostenendo come la Rivoluzione avesse dovuto fronteggiare l’ostilità delle forze monarchiche coalizzate fra loro e la minaccia di un’invasione straniera condotta dalle monarchie europee. La salvaguardia dell’unità nazionale risultava quindi di primaria importanza. Ecco perché l’assoluta garanzia accordata agli sfruttatori della proprietà privata, ovvero alla borghesia predatrice. Olivier Bétourné ha cercato di convincermi della sua tesi; nonostante tutta l’ammirazione che provo per lui, metto in dubbio la liceità della posizione di Robespierre.
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Perché proprio la proprietà privata e la sua imprescindibile tutela, anche a discapito dell’interesse collettivo, rappresentano il nocciolo del problema, la radice propulsiva di un capitalismo mostruoso.
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Sì, certo! Ma senza successo e con conseguenze tragiche. Molti rivoluzionari erano stati profondamente influenzati dalle idee del nostro concittadino Jean-Jacques Rousseau. Gracchus Babeuf, Jacques Roux e altri si erano coalizzati per intraprendere una violenta contestazione a Robespierre, denunciando i privilegiati che dalla Rivoluzione avevano tratto profitto, rivendicando l’abolizione della proprietà privata, la collettivizzazione della terra e dei mezzi di produzione.
Non posso fare a meno di citarti alcuni passaggi dell'ultimo discorso di Babeuf, uno dei testi anticapitalisti più virtuosi e visionari che io conosca: “Perfidi o ignoranti! State insinuando che è necessario evitare la guerra civile? Che non bisogna seminare zizzania tra il popolo? E quale guerra civile è più rivoltante di quella in cui si vedono schierati tutti gli assassini da un lato e tutte le vittime indifese dall’altro? [.. .] Che la lotta abbia inizio dalla famigerata diatriba su ugua- glianza e proprietà! Lasciate che il popolo rovesci tutte le vecchie istituzioni barbariche. Che la guerra dei ricchi contro i poveri cessi di avere questo carattere, pieno di audacia, da un lato, e di ogni viltà, dall'altro. Sì, lo ripeto, tutti i mali
sono giunti al culmine, non possono più peggiorare. Possono essere riparati solo da un totale sconvolgimento. Guardiamo allo scopo della società, miriamo alla felicità comune e arri- viamo dopo mille anni a cambiare queste leggi grossolane".
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Sono stati condannati a morte a loro volta. Alla vigilia della sua esecuzione, Babeuf tentò il suicidio. Semincosciente, coperto di sangue, con la mascella fratturata, fu trascinato sulla ghigliottina la mattina del 27 maggio 1797. Robespierre era già morto. Ma aveva spianato la strada alla vittoria dei capitalisti e aperto la via trionfante del loro domi- nio sulla Prima Repubblica, sul Direttorio, poi sull’Impero. . .
e su tutti gli altri regimi che si sarebbero succeduti in Europa e in estese aree del mondo. Con le conseguenze disastrose che stiamo subendo oggi.