
Capitolo IV
Monopolizzazione e multinazionalizzazione del capitale
]ean, nel tuo acceso dibattito in televisione con Brabeck, lo hai definito un oligarca. Ho compreso che questo significa collocarlo in quell’esiguo numero di persone che detengono Il potere. Ma che potere hanno? E come lo esercitano.?
Non ho ben capito questi’ termini: “monopolizzazione”, “multinazionalizzazione”, “tendenza necessaria”, ”imperativo”.. . Potresti spiegarmeli meglio?
E come mai monopolizzazione e multinazionalizzazlone
si affermano proprio in questo determinato perfodo?

Hai parlato però di due avvenimenti

É davvero impressionante. Hai già sottolineato le potenzialità del capitalismo, che però a quanto pare traggono in inganno. Quindi è grazie alla caduta dell’Unione Sovietica e a tutte queste invenzioni che si' sono raggiunti nuovi traguardi.
Che cos'è il capitale finanziario? Credevo che il capitale si definisse sempre come una somma di denaro e quindi come capitale finanziario
La borsa è un'istituzione all'interno della quale si vendono e si comprano azioni giusto ? Con concitatitraders che strillano , come si vede nei film americani...

— Jean, si era parso di capire che i ii doc‹2ff dei lavoratori, i partiti di si’nistra, erano
riusciti a imporre un minimo di regolamentazione e norme di condotta a coloro che tu chiami i“padroni del mondo”. .
— Ma Jean, continuo a non capire come funzioni realmente
Questo strapotere delle oligarchie. É assolutamente ingiusto! Come riescono ad imporsi ovunque, anche negli stati che comunque si avvalgono di leggi , di polizia e di eserciti
-E sei riuscito a far valere tutte queste proposte? Complimenti'
-Ma allora non c'è niente che si possa/are? È terribile'
Queste multinazionali centroamericane sono davvero mostruose'
-Assolutamente, ti ascolto!
Ma lo Stato congolese non agisce in nessun modo per pro teggere la popolazione?
E nessuno si prende cura di questi bambini schiavizzati?
Jean, se l'umanità dipende dall'onnipotenza dell'oligarchia e se gli oligarchi si dimostrano impietosi tanto nei suoi confronti quanto tra loro, allora l'umanità corre un grave pericolo?
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Ti spiego, Zohra. La tendenza alla monopolizzazione e alla multinazionalizzazione del capitale è costitutiva del sistema di produzione capitalista. A partire da un certo livello di sviluppo delle forze di produzione questa tendenza si è imposta come una necessità, diventando un imperativo.
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Monopolizzare significa in altre parole accaparrarsi il capitale disponibile all'interno di un'economia, eliminare la concorrenza, o essere l’unico produttore di un determinato tipo di prodotti, o ancora fissare i prezzi ecc. La multina- zionalizzazione indica che questa monopolizzazione si attua in tutto il pianeta, indipendentemente dai confini e non più all'interno delle singole economie nazionali. Entrambi i fenomeni seguono la tendenza necessaria a un regime concorrenziale che impone la ricerca del massimo profitto.
La costituzione di imprese colossali, che operano contemporaneamente in più continenti e che danno lavoro a centinaia di migliaia di persone, è realmente decollata nell’ultimo decennio del XX secolo.
Due sono gli eventi che hanno giocato un ruolo decisivo. Nel 1991 si assistette all’implosione dell’Unione Sovietica e del suo impero. Fino a quel momento, un abitante del nostro pianeta su tre viveva sotto un regime comunista. Nata dalla Rivoluzione dell'ottobre 1917 in Russia e dalla presa del potere da parte dei consigli dei lavoratori (o soviet), l'Unione Sovietica ha costituito, dopo la Seconda Guerra Mondiale e la sua vittoria sulla Germania nazista, un blocco cosiddetto “comunista", diametralmente opposto agli stati definiti “capitalisti”. L’Unione Sovietica non si meritava evidentemente l’appellativo di comunista, dal momento che con il pretesto della dittatura del proletariato si celava un vero e proprio regime, caratterizzato dall’oppressione elitaria esercitata da una casta e da una sottomissione forzata delle masse. Lo stesso valeva per un certo numero di paesi connessi a questo blocco. Si era di fronte a un assetto del mondo di tipo bipolare, diviso in due fazioni, in due universi ostili, separati tra loro da una cortina di ferro il cui fulcro era Berlino. La caduta del muro di Berlino, nel novembre 1989 e due anni più tardi l’implosione dell’Unione Sovietica hanno messo fine a questa divisione geopolitica del pianeta.
Il sistema di produzione capitalista era rimasto confinato fino a quel momento in un territorio delimitato. Ma a partire dal 1991 esso ha preso piede in tutto il mondo, dando vita a un’istanza di regolamentazione unica, la mano invisibile del mercato, permettendo così lo sviluppo di società colossali.
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La seconda “circostanza favorevole" allo sviluppo di queste colossali società transnazionali che dominano Ì’economia del pianeta è lo straordinario susseguirsi di rivoluzioni tecnologiche che si sono verificate, grazie all’inventività umana, soprattutto in Occidente intorno alla fine del XX secolo, nei settori dell'elettronica, dell'informatica, dell’astrofisica e nelle telecomunicazioni. Il primo satellite artificiale Sputnik I è stato lanciato nello spazio dall’Unione Sovietica nel 1957. Già nel 1964, una multinazionale come Intelsat era in grado di fornire i primi servizi di telecomunicazione satellitare. Da allora, migliaia di satelliti per le telecomunicazioni gravitano con regolarità attorno all’orbita della Terra. Negli stessi anni la creazione di enormi computer ha permesso di gestire operazioni finanziarie e commerciali estremamente complesse in tempi incredibilmente rapidi. Tali strumenti hanno agevolato l’amministrazione simultanea di innumerevoli centri di profitto di diversa natura. Il cyberspazio ha di fatto unificato il pianeta.
Al giorno d'oggi un collaboratore della sede centrale di Ubs nella Paradeplatz di Zurigo comunica con la succursale della sua banca a Tokyo alla velocità della luce, vale a dire quasi 300.000 km/s.
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Immagino che tu sappia che tra il 2000 e il 2008 sono stato il primo relatore speciale dell’Onu per il diritto all’alimentazione. In questa veste sono stato invitato nel palazzo di vetro e acciaio sulle rive del lago Lemano, a Vevey, dove ha sede il quartiere generale di Nestlé. Su una parete gigantesca erano rappresentate le centinaia di fabbriche, di depositi, di magazzini, centri di profitto della società sparsi su tutta la superficie del globo. Miriadi di lucine di diversi colori lampeggiavano su questo pannello. Come un eccellente precettore, il direttore che mi accompagnava nella visita ci tenne a precisare: “Ecco tutte le nostre attività in tempo reale, in tutti i continenti. . . tutte visibili in un sol colpo d'occhio... il miracolo della tecnologia moderna. [. ) Siete curioso di sapere quante bottiglie di Perrier sono state prodotte oggi nei nostri stabilimenti di Marsiglia? O quante di Pure Live a Karachi? O il numero dei nostri dipendenti negli Stati Uniti, il volume degli ettolitri di latte in lavorazione questa mattina in Cile dalla nostra società Chiprodal? Le indico il pulsante corrispondente. . .".
La costruzione e la gestione quotidiana di questi imperi mastodontici, che generano plusvalore e di conseguenza capitali astronomici, E' Stata resa possibile dallo sviluppo di satelliti artificiali per le telecomunicazioni e di processori di una potenza inaudita.
L’attivo di bilancio della società petrolifera ExxonMobil è superiore al prodotto interno lordo (Pil) dell’Austria, quello di General Motors sorpassa il Pil della Danimarca.
Tra tutte le forme di capitale esistente — industriale, commerciale, immobiliare ecc. — uno si è reso autonomo: il capitale finanziario. E vorrei spendere ora due parole al riguardo›.
Non è del tutto corretto. Per comodità si distingue il capitale economico”, ovvero quello di cui ti ho parlato prima, dal “capitale finanziario”. Le centinaia di miliardi di euro o dollari di riserve liquide delle società transcontinentali private fanno parte del capitale finanziario. Questo particolare patrimonio è l’unico valore che domina il mondo di oggi e si impone sulle altre forme di capitale. Non corrisponde alle at-
tività generate da produzione e vendita di merci reali, quanto piuttosto ad attività strettamente finanziarie. Mi spiego meglio. .. il suo campo d’azione è la Borsa. Sai cos’è la Borsa?
La Borsa è in effetti un’istituzione dell'economia del mercato capitalista in cui si attua il libero scambio di beni di mercato, di materie prime, valute, titoli ecc., nella quale vengono fissati i prezzi e si concludono affari. Il capitale finanziario non dorme mai. Mentre i traders della Borsa di ’tokyo, operatori di questo mercato finanziario, imbottiti di cocaina per essere sempre efficienti e sostenere un ritmo forsennato, crollano nei loro letti, i loro colleghi di Londra, Francoforte o Parigi sono già incollati agli schermi, con occhi febbricitanti, bramando il profitto speculativo del momento. E quando i traders europei sono esausti, sono gli speculatori di Net York, Montréal e Chicago a precipitarsi sui loro monitor. La velocità di circolazione delle informazioni riduce le distanze del pianeta, abolendo le relazioni e le connessioni spazio-temporali che caratterizzavano le civiltà precedenti.
Ma soprattutto, il capitale finanziario ha instaurato una vera e propria dittatura sull’intera economia mondiale. Qualsiasi industriale, per quanto potente, qualunque imprenditore, seppur padrone di un impero commerciale, dipende ormai dal mercato azionario. Per poter fondare e sviluppare le proprie società, si deve rivolgere apri investitori che in cambio ottengono azioni. La sua impresa viene quotata in Borsa e il valore delle sue azioni, che in inglese viene indicato con il termine shareh.older value e che potremmo tradurre con “valore azionario”, è soggetto al gioco del mercato finanziario. Continuamente rideterminato dagli operatori di borsa a Tokyo o a New York, esso condiziona non solo le decisioni aziendali del dirigente, ma anche la sua carriera personale.
- E chi comanda tutto ciò?
—La prima cosa che fanno la mattina, quando arrivano nei rispettivi uffici, tanto la cancelliera tedesca quanto il presi- dente degli Stati Uniti, è consultare i dati di Borsa del giorno precedente per rendersi conto di quale margine d'azione mil- limetrico dispongano per gestire la loro politica fiscale e di investimento. 3i domandi chi governa l'economia mondiale? Ebbene, sono proprio gli “oligarchi”, coloro che detengono il capitale finanziario globale, quel gruppo ristretto di uomini e donne di nazionalità, religioni e culture differenti ma tutti animati dallo stesso impulso, dalla stessa avidità, dallo stesso disprezzo per i deboli, dal medesimo disinteresse per il bene pubblico e dalla stessa cecità nei confronti del pianeta e degli esseri umani
che vi abitano. Grazie al loro potere e alle loro Ricchezze Sono i veri padroni del mondo.
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La lotta sindacale, Zohra, è oggi più difficile che mai.
Sono finiti i giorni in cui i lavoratori erano ben consapevoli
fossero i loro padroni. Nel 1892, a Carmaux, nel Tarn, 3.000 minatori e vetrai intrapresero uno sciopero, tra i più aspri della storia francese, contro la negazione dei loro diritti. Jean Jaurès denunciò pubblicamente d marchese di Solages e il barone Reille, proprietari delle miniere. L’opinione pubblica li costrinse alla fine ad arrendersi ai minatori. Niente di tutto ciò sarebbe possibile oggigiorno. Gli oli-
garchi, i finanziatori degli investimenti e gli altri principali azionisti che possiedono le fabbriche, le imprese, le banche e le società per azioni agiscono sotto mentite spoglie. Nell’anonimato e di conseguenza invislbili, risiedono spesso a migliaia di chilometri di distanza dalle loro attività di impresa. In queste condizioni risulta davvero complicato identificarli per poter mobilitare l'opinione pubblica contro di loro.
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— Ti faccio un esempio che ho vissuto in prima persona. Mi dilungherò un momento ma è fondamentale che tu comprenda appieno ciò che le persone subiscono a causa del potere eccessivo di pochi ricchi.
Tra le missioni più pericolose e complicate in qualità di relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all'alimentazione mi sono trovato in Guatemala, un paese di straordinaria bellezza, che si estende per oltre 100.000 chilometri quadrati di fitte foreste, fertili pianure costiere, catene vulcaniche e altopiani rocciosi tra l’Oceano Pacifico e il Mar dei Caraibi. Vi abitano circa l5 milioni di persone, la maggior parte delle quali sono discendenti dell’antica civiltà Maya.
Lungo l'Oceano Pacifico, su una terra nera estremamente fertile, si sviluppano a perdita d'occhio piantagioni di banane, pomodori, meloni, ananas, avocado, kiwi, appartenenti a società transnazionali private come United Fruit, Del Monte Foods, Unilever, General Food ecc. Gli arbusti delle piantagioni di caffè crescono sui pendii terrazzati sul fianco della montagna. I lavoratori giornalieri di origine maya, che non vengono assunti stagionalmente e che sono pagati una miseria per il servizio svolto nelle fincas, cioè le piantagioni in mano a stranieri o a latifondisti autoctoni, sono obbligati a vivere con le loro famiglie sugli altopiani sassosi. Sul ciglio dé burroni, sui crinali delle quebradas, sui pendii scoscesi, coltivano qualche stelo di mais, allevano maiali affamati, scavano pozzi e cercano di sopravvivere. Si riparano in capanne di rami che crollano quando i tifoni stagionali si abbattono sull’America Centrale. Ricorderò per il resto della mia vita i pochi giorni che ho trascorso con il mio staff, gli interpreti, le guardie di sicurezza de1l'Onu sulla Sierra de Jocotàn. In una giornata limpida si può scorgere, 2.000 metri più in basso, la “terra nera” che ospita le piantagioni Óella società americana Del Monte, allineate per dozzine di chilometri.
A causa del caldo intenso, ci ritrovavamo a lavorare soprattutto di notte. Eravamo lì per conoscere meglio la situazione ma le donne maya, affamate, sdentate, con splendidi occhi neri, gli uomini e gli adolescenti si dimostravano alquanto ostili e reticenti, con gli sguardi rivolti a terra. Verso la fine della terza notte, finalmente avvenne un miracolo. Fummo invitati a sederci sulle panchine di legno al centro della piazza. Un cerchio di uomini si formò intorno a noi. Gli anziani parlarono per primi. Si percepiva lo stupore degli uomini. La nostra visita li aveva incuriositi, forse preoccupati, ma cominciava anche a interessarli.
Dei Bianchi, con grandi fuoristrada color neve contrassegnati da una bandierina blu, senza pistole alla cintura, privi di arroganza, donne e uomini stranieri che apparentemente volevano solo parlare, conoscere le loro condizioni di vita, ascoltarli, annotarsi quanto avessero da dire, forse erano anche persone ben disposte nei confronti degli indigeni... I nativi ovviamente non avevano idea di cosa fossero le Nazioni Unite. Ma l'uomo bianco che li interrogava attraverso gli interpreti sembrava potente: era arrivato con una di quelle grandi mac chine e le donne e gli uomini che lo accompagnavano indossa vano abiti eleganti. Il clima di fiducia si è creato gradualmente. Abbiamo condiviso con loro il cibo che avevamo portato.
Attualmente in Guatemala I'1,86% dei proprietari terrieri
tra stranieri e nazionali possiede il 67% dei terreni coltivabili. Ci sono 47 enormi tenute nel paese, ognuna delle quali copre più di 3.700 ettari. Quasi il 90% dei proprietari cerca di sopravvivere su piccoli appezzamenti di un ettaro o anche meno. Raramente nella mia carriera di relatore speciale ho lavora
to tanto alla stesura di un rapporto e alle relative osservazioni quanto a quello che abbiamo prodotto per il Guatemala. Le principali proposte che abbiamo inviato al Consiglio per i diritti umani e poi all'Assemblea generale dell'Onu sono state le se guenti: istituire un catasto nazionale e procedere con la messa in atto di una riforma agraria; revocare la competenza dei tribunali militari nella risoluzione dei conflitti riguardanti le terre; tute lare i diritti delle comunità indigene con un articolo specifico della Costituzione affinché possano disporre liberamente della superficie e del sottosuolo della terra nella quale vivono; creare
una banca di credito agricolo; legalizzare il diritto di sciopero dei lavoratori agricoli giornalieri e stagionali; legalizzare i sindacati dei lavoratori delle piantagioni; estendere il sussidio di disoccupazione ai lavoratori stagionali e ai lavoratori rurali.
No, ovviamente no! All'interno dell'Onu, tutti i rapporti di missione devono essere sottoposti al segretario generale entro sei mesi dalla fine della missione, che li ratifica e li in via prima al Consiglio per i diritti umani e poi all'Assemblea generale, perché possano essere discussi e deliberati. Se le direttive vengono varate, si convertono in nuove norme di diritto pubblico internazionale. Sapevo che le nostre possibilità di vittoria erano scarse. I nemici erano vigili, potenti, determinati e ben organizzati. La sconfitta era pianificata a tavolino: alle Nazioni Unite l'amba sciatore degli Stati Uniti, un miliardario dell'industria farmaceutica dell'Arizona, mi ha attaccato con veemenza inaudita, accusandomi personalmente di voler proporre misure "co muniste" volte a sabotare la proprietà privata e a paralizzare il libero gioco del mercato.
Qualsiasi riforma agraria è un anatema per i capitalisti, una violazione inaccettabile dell'indiscutibile libertà del mercato e della proprietà privata. Le compagnie private transcontinenta li di origine nordamericana avevano giocato d'anticipo: l'am basciatore non faceva altro che ripetere a pappagallo le loro decisioni. All'interno delle Nazioni Unite, il governo di Wa shington può contare su svariati accoliti e numerosi lacchè. Sia nel Consiglio per i diritti umani che nell'Assemblea generale, è riuscito a ottenere senza difficoltà una maggioranza di voti contrari. Le multinazionali nordamericane avevano deciso di affondare le mie richieste. E così è stato.
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-Dici bene! Il Guatemala, indipendente dall'Impero Spa- gnolo dal 1825, ancora oggi non possiede un sistema catastale. Un latifondista bramoso di espandere i suoi possedimenti non fa altro che inviare i suoi pista/eros in un insediamento maya adiacente a uccidere alcuni contadini, donne o adolescenti. Le famiglie superstiti, in preda al panico, fuggono sulle mon tagne. Senza un catasto, non ci sono le condizioni tecniche per poter attuare una riforma agraria o una qualsiasi forma di ridistribuzione della terra, perché in effetti non si hanno suffi cienti informazioni sui confini esatti delle proprietà. I.:Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia ha pubblicato il suo ultimo rapporto sulle condizioni dei minori in Guatemala nel 2015. Solo in quell'anno nel paese sono morti di fame 112.000 bambini di età inferiore ai dieci anni.
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Certo, Zohra! Ma non sono le uniche a comportarsi così. I signori del capitale finanziario globalizzato stanno fa cendo la stessa cosa in Africa. Vuoi che ti faccia un esempio?
Mi sono sempre rifiutato di avere un cellulare. Ogni volta che sul tavolo di casa nostra a Russin spunta quel telefono nero di tua nonna Erica, penso al Kivu.
Si tratta di una meravigliosa regione ricca di laghi e savane
che si estende ai piedi delle catene vulcaniche del massiccio di Virunga, nel Congo dell'est. In quel luogo di enclavi minerarie sorvegliate da militari armati fino ai denti, le compagnie private sfruttano il coltan. Questo minerale risulta attualmente più pre zioso dell'oro e dell'argento e viene impiegato nella costruzione
delle carlinghe degli aerei, dei cellulari e per mille altri prodotti destinati agli abitanti dei paesi industrializzati. Il problema vero è che l'estrazione di questo minerale risulta particolarmente complicata, dato che spesso i pozzi sono così angusti che sol tanto i bambini più gracili possono calarvisi. Le vene di coltan si trovano 10 o 20 metri sottoterra. La roccia è friabile e di sovente si verificano frane. Ed è così che i bimbi muoiono sepolti vivi, soffocati nei pozzi. I reclutatori di manodopera al servizio dei padroni delle miniere si aggirano indefessi tra i villaggi del Nord-Kivu, alla ricerca di bambini da assoldare.
L'inferno delle miniere è ben noto in tutta la vasta area orientale del Congo. Ne sono ben a conoscenza sia le madri che i bambini di età compresa tra i 10 e i 12 anni, che tremano di paura al sentir nominare i pozzi. Nel Kivu dilagano la fame, la guerra civile, i saccheggi delle milizie, i furti dei raccolti di manioca ecc. Molti di loro sono consapevoli che lavorare in
miniera costituisce la sola possibilità di sopravvivenza per la propria famiglia. Nonostante il terrore che infonde quello stretto tunnel, la maggior parte di questi giovani ragazzi e ragazze decidono di seguire il reclutatore delle miniere ...
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Lo Stato congolese non esiste nella regione del Kivu. Basti pensare che il coltan viene caricato in camion immatricolati in Rwanda, che oltrepassano la frontiera chiamata "la grande barriera" a Goma, raggiungono Ruhengeri, poi Kigali; dopodiché lasciano il Rwanda per entrare in Kenya e arrivano al porto di Mombasa, sulle rive dell'Oceano Indiano. Da lì, il prezioso carico accede ai mercati industriali del Giappone, della Cina, dell'Europa e del Nord America. L'egemonia di
Glencore, Freeport-McMoRan, Rio Tinto e di altre società private transnazionali assume nel Congo orientale le forme più disparate. Per esempio, Glencore sfrutta al contempo enormi miniere di rame. Diverso è il sistema di gestione del coltan, la cui estrazione è in mano a piccole imprese locali. Gli intermediari si occupano di comprarlo e rivenderlo alla Gécamines, abbreviazione di Générale des Carrières et des Mines, di proprietà dello Stato congolese e fortemente corrotta, che a sua volta venderà il minerale alle multinazionali private.
Non potrò mai dimenticare gli sguardi impauriti, i corpi af
famati di quei bambini e di quegli adolescenti che lavorano fino allo sfinimento per un salario misero, sotto permanente minaccia dei fucili delle milizie nelle miniere di coltan del Kivu. L'unica volta, nel recente passato, in cui la stampa internazionale si è interessata al Kivu è stato a Natale del 2000. La famosa PlayStation 2 della Sony era scomparsa dai negozi europei a causa della carenza di tantalio, un metallo componente del coltan.
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Centinaia di ragazzi e ragazze che riescono a fuggire dai giacimenti minerari della foresta si aggirano per le strade di Bukavu e Goma. Sono poche le organizzazioni umanitarie che cercano di aiutarli, di curare le loro ferite, di nutrirli, di accoglierli. Una delle più efficaci è Voix libres, guidata da una donna ginevrina eccezionale, Marianne Sébastien.
-Nessuno tenta di fermare questo commercio criminale?
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha approvato una legge al Congresso per stabilire la tracciabilità dei minerali estratti in condizioni disumane. Questi "conflict-minerals" (minerali di conflitto), come li chiamava lui, non dovevano più avere accesso al mercato nordamericano.
-E non ha funzionato? Le cose non sono cambiate?
No, affatto... La maggior parte di questi minerali possono essere fusi e quindi combinati con i cosiddetti minerali "legali". D'altra parte, i colossi del settore estrattivo dispongono di ingenti risorse e hanno fatto tutto il possibile per
sabotare il progetto di legge pensata da Obama. Glencore, il più potente conglomerato minerario del mondo, ha registrato la sua holding, in altre parole la società capogruppo di tutti i suoi "centri di profitto", in Svizzera, nel cantone di Zugo. In questo paradiso fiscale, l'imposta annuale per una holding ammonta infatti allo 0,2% del profitto realizzato. Nemmeno sull'impero di Glencore tramonta mai il sole...
-Come fanno le compagnie minerarie ad eludere le leggi? Deve essere comunque complicato'
Tranquilla, Zohra! Non hanno più bisogno di preoccuparsi, dal momento che hanno saputo sfruttare lo straordinario potere di cui dispongono a Washington. Il presidente Donald Trump, successore di Obama, si è piegato alle volontà dei colossi del settore minerario, abrogando la legge.
-Ciò significa quindi che queste società private capitaliste sono più potenti dello stato più potente del mondo?
Esattamente! Hai capito tutto. Ma torniamo al Congo orientale... dove non vi è la più minima traccia di pubblica autorità, in un territorio pari a più del doppio della superficie della Francia. Parecchi signori delle miniere non pagano né la licenza di utilizzo, né le tasse di esportazione e naturalmente nemmeno un centesimo di imposte. Goma è una città di circa 400.000 abitanti situata sulle rive settentrionali del lago Kivu, all'ombra di uno dei vulcani più alti della catena montuosa dei Virunga. Ebbene, in questa città non esiste un ospedale che funzioni normalmente e i medicinali di prima necessità scarseggiano; un bambino morso da un serpente velenoso o colpito da un'infezione quasi sicuramente non potrà essere salvato.
-Odio questi banditi senza cuore'
Odiare non serve a nulla Zohra, è necessario comprendere piuttosto. Jean-Paul Sartre, di cui penso avrai sentito parlare a scuola, scriveva: "Per amare gli uomini, bisogna detestare profondamente tutto 'ciò' che li opprime". La parola chiave in questo senso è "ciò" e non "chi". Il problema non è rappresentato dalla qualità morale o psicologica di questi padroni del mondo, o ancora dalla loro intenzione soggettiva. Non si tratta dunque di sapere se il o la presidente di Del Monte, Goldman Sachs, di Texaco o Glencore siano o meno brave persone, perché tutti subiscono il condizionamento della "violenza strutturale", così come viene definita in sociologia. Se il presidente di Bnp Paribas o di Sanofi non è in grado di incrementare il valore di mercato delle azioni quel che viene chiamato in gergo tecnico shareholder value: il cosiddetto rendimento del capitale, almeno del 10% o del 15% ogni anno, entro tre mesi viene rimosso dall'incarico.
Sartre afferma: "Conoscere il nemico, combattere il nemico". Te lo ripeto: non serve a nulla odiare la singola persona, è più importante cercare di' comprendere il sistema capitalista del pianeta, che corrisponde a un ordine sociale canniba-
· le. Il mio collega e amico di Boston Nòam Chomsky chiama le società transcontinentali private "gigantesche persone immortali". Io le definisco più banalmente "algidi mostri".
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— È esattamente ciò che penso anche io. Gli oligarchi del capitale finanziario globalizzato hanno in mano le sorti dell’umanità, decidendo quotidianamente chi abbia il diritto di continuare a vivere sul pianeta e chi invece sia condannato a morte. La loro politica è caratterizzata da un estremo prag- matismo ed è piena di contraddizioni intrinseche. Al suo in- terno le diverse fazioni si fanno guerra a vicenda. Una feroce concorrenza coinvolge l’intero sistema tra di loro i signori si abbandonano a omeriche battaglie.
Si avvalgono di armi quali le fusioni aziendali coatte, la delocalizzazione delle industrie, le offerte pubbliche di acquisto ostili (Opa), la costituzione di oligopoli, la distruzione dell’avversario attraverso il dumping' o con campagne di diffamazione ad hominem. Più raro è l'omicidio, ma i padroni non esitano ad nvvalersene se le circostanze lo richiedono.
Ma se solo il sistema capitalista nel suo insieme, o in uno dei suo segmenti essenziali, risulta minacciato o semplicemente messo in discussione, gli oligarchi fanno fronte comune coi propri lacchè. Spinti da una volontà di potenza, una cupidigia e un’ebbrezza di potere senza limiti, difendono allora con le unghie e con i denti la privatizzazione del mondo, che conferisce loro privilegi esorbitanti, innumerevoli prebende e astronomiche fortune personali. Ecco da dove deriva il mio fallimento nei confronti delle proposte avanzate per il Guatemala. . .
- Ma perché i governi di questi paesi sfruttatl non protestano? Si ritrovano inermi di fronte a tanto potere finanziario?
— Hai ragione a porre la questione. In realtà, gli oligarchi non sono gli unici colpevoli. Oltre alle distruzioni e alle sofferenze inflitte ai popoli dai predatori del capitale finanziario globalizzato, dal loro impero militare e dalle loro organizza- zioni mercenarie commerciali e finanziarie, bisogna aggiunge- re quelle provocate dalla corruzione e dalla prevaricazione su larga scala che sono moneta corrente in numerosi governi, in particolare nel Terzo Mondo. L’ordine mondiale del capitale finanziario, infatti, non può funzionare senza l'attiva complicità e la corruzione dei governi in carica. Walter Hollenweger, un pastore della chiesa evangelica pentecostale di Zurigo, riassume così la situazione: “La cupidigia ossessiva e senza limiti dei ricchi nei nostri paesi, alleata con la corruzione praticata dalle élite dei paesi detti in via di sviluppo, costituisce un gigantesco complotto omicida. .. Ogni giorno, ovunque nel mondo, si ripete la strage degli innocenti di Betlemme”.
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