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Capitolo II

 

Come nasce il Capitalismo?

_ E' una storia lunga e parecchio complessa, dal momento che il capitalismoè al contempo un sistema di produzione economica e una forma di organizzazione sociale. Mi rendo conto che tutta questa terminologia può risultare alquanto astratta , ma entrerò nel merito, spiegandola nel dettaglio , perchè è necessaria per comprendere al meglio lo stato delle cose . 

_ Aspetta ! Prima di addentrarti nella pura teoria , spiegami da dove viene la parola 

_ " Capitalismo" deriva dal termine latino "caput", che significa "testa"; in origine, dal punto di vista economico , si riferiva alla testa del bestiame . La parola

" Capitale " che ne deriva appare tra il XII e il XIII nel senso di fondi , di eccedenza e di somma di denaro da far fruttare . Il termine "Capitalista" fa la sua comparsa molto più tardi, nel XVII secolo, per indicare inizialmente chi possiede il patrimonio e poi l'imprenditore , colui che investe una considerevole somma di denaro nel processo produttivo. Dal XVIII secolo in poi si riferisce comunemente a tutti coloro che possiedono ricchezza. L'economista liberale inglese David Ricardo, autore ne 1817 di "Sui principi dell'economia politica e della tassazione, lo utilizza , così come il rivoluzionario anarchico francese Pierre Joseph Proudhon in che cos'è la proprietà? nel 1840. Infine a metà del XIX secolo compare la parola "capitalismo", che entrerà nell'uso comune solo nel XX secolo. La ritroviamo negli scritti di Louis Blanc del 1839 , a rappresentare un senso " di appropriazione di capitale da parte di alcuni ad esclusione di altri" ( ne L'organizzazione del lavoro), in quelli di Proudhon e ovviamente in Karl Marx, dove assume il sensio di regime economico e sociale nel quale il capitale, ovvero la fonte di reddito, di norma non appartiene a coloro che lo generano attraverso il loro lavoro.

_Ah , basta così ho capito! E' lui che ha dato nome ai marxisti, ho dei compagni che si definiscono marxisti e anticapitalisti!

_Hai ragione. Da oltre un secolo i rivoluzionari si appellano a Karl Marx. E' di granlunga il più noto di tutti i pensatori che ho appena citato. Marx ha consacrato vent'anni della sua vita di filosofo , economista teorico e combattente rivoluzionario alla scrittura di un libro, Il Capitale  (Una critica all'economia politica), che lasciò incompiuto ,quando morì nel 1883. Osservando da Londra , dove era rifugiato con la sua famiglia , l'industria britannica e le terribili condizioni di lavoro che essa imponeva ai lavoratori , ha mostrato la vera natura del capitalismo, dotandone le vittime delle armi per combatterlo.

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_Dunque , Jean, se ho ben compreso, il "capitale" è una somma di denaro prodotta dal lavoro, che viene investita e diviene a sua volta una fonte di reddito; e il "capitalista è colui che detiene questa somma di denaro , che si appropria dei guadagni privandone coloro che li hanno generati con il proprio lavoro . E' corretto?

-.

— Esatto, la parola “capitalismo” rimanda a queste due

caratteristiche fondamentali: il “capitale" come somma di denaro, il “capitalista” come agente operativo o attore socia- le che si arricchisce a discapito dei lavoratori.

Il sistema capltalista non è piovuto dal cielo; c il risultato alla hne trionfante di lotte tra classi sociali antagonista che hanno attraversato diversi secoli. . . Conflitti brutali, spesso irrisolti.

— Potresti riassumermi anche questa storia?

— Ma certo! Da millenni, le persone più facoltose detengono la maggior parte delle ricchezze e il potere che ne consegue: terre, strumenti di produzione, accesso all’acqua, palazzi, mezzi di trasporto, cibo squisito, vasellame d'oro e d’argento, abiti e gioielli sontuosi ecc. In passato, i ricchi disponevano oltretutto di persone che lavorano per loro conto e li servivano; uomini, donne e bambini totalmente privati della libertà, venduti e comprati come merci. Il padrone a cui appartenevano questi “schiavi” aveva su di loro diritto di vita e di morte. Questo antico sistema sociale e produttivo risponde al nome di “schiavismo” ed era diffuso in tutta l’età antica.

- A scuola, il professore ci ha raccontato che esistono ancora oggi bambini ridotti in schiavitù, in Mauritania credo ma anche altrove e ho appena visto in televisione che in Libia si  vendono giovani migranti africani come schiavi...

— Proprio così. Ma come sistema di produzione, come forma generalizzata di organizzazione del lavoro, la schiavitù è stata fortunatamente abolita e la compravendita di esseri umani vietata.

Il cristianesimo in linea di principio ha condannato la schiavitù. Dico “in linea di principio” perché, m realtà, quando gli europei hanno avuto necessità di manodopera per lavorare fuori da1l'Europa, nelle terre e nelle miniere conquistate in America, non si sono limitati all'asservimento delle popolazioni autoctone, ma hanno anche e soprattutto sviluppato un sistema di schiavitù dei Neri d’Africa, deportandoli in massa fino alla fine del XIX secolo e senza alcuna opposizione da parte delle Chiese.

Nel mondo cristiano dell'Europa medievimportanti, fino ad arrivare alla popolazione che realmente abitava quelle terre. I non-proprietari della terra erano con- siderati “servi”, dal latino seruvs, detenuti nella condizione definita “servitù della gleba”, costretti a uno status di “non liberi”, nonostante fossero loro concessi alcuni diritti, poiché comunque considerati fipli di Dio, fratelli e sorelle nella fede cristiana. I servi erano vincolati alla terra e dovevano lavorare per il proprietario terriero in cambio della sua protezione. La differenza tra schiavo e servo della gleba derivava dallo i/a/oi giuridico del servo, che disponeva di una personalità giuri- dica e la sua condiztone non era equiparabile a quella di uno schiavo, ridotto a mero oggetto. In virtù di ciò al servo era concesso di sposarsi, di possedere beni e non poteva essere venduto. Vuoi che continui?ale, dopo la fine dell’Impero romano, si è gradualmente instaurato un nuovo sistema economico e sociale: il “feudalesimo”, basato sul possesso della terra — il feudo — e su legami complessi e gerarchi- ci tra sovrani — imperatori, re, principi, detentori del potere politico e di vasti territori — e i proprietari  locali, i signori,   i loro vassalli, a loro volta signori di vassalli minori e meno importanti, fino ad arrivare alla popolazione che realmente abitava quelle terre. I non-proprietari della terra erano con- siderati “servi”, dal latino seruvs, detenuti nella condizione definita “servitù della gleba”, costretti a uno status di “non liberi”, nonostante fossero loro concessi alcuni diritti, poiché comunque considerati fipli di Dio, fratelli e sorelle nella fede cristiana. I servi erano vincolati alla terra e dovevano lavorare per il proprietario terriero in cambio della sua protezione. La differenza tra schiavo e servo della gleba derivava dallo i/a/oi giuridico del servo, che disponeva di una personalità giuri- dica e la sua condiztone non era equiparabile a quella di uno schiavo, ridotto a mero oggetto. In virtù di ciò al servo era concesso di sposarsi, di possedere beni e non poteva essere venduto. Vuoi che continui?

— Sì, ma prima ho una domanda. hai detto che la terra era definita come “feudo”. Da dove viene questa strana parola?

— La parola ‘feudo” ha un’etimologia incerta e deriva probabilmente dal franco antico fetta, che significa “bestia- me”, o dal gotico germanicofar'6«, che sta per “denaro, possedimento” e indica il terreno di proprietà. Il feudalesimo è quindi un sistema politico basato sulla proprietà della terra e sulla servitù della gleba, caratterizzato da una gerarchizzazione di rapporti e feudi, che rappresentavano il centro nevralgico di tutto un sistema complesso fatto di obblighi e servizi resi da uomini liberi, i vassalli. Il più delle volte a questi ultimi erano richiesti impegni di carattere militare finalizzati alla difesa del territorio del signore, o alla conquista di altre proprietà per suo conto, oppure a consulenze che andassero a suo vantaggio; tutti questi servizi avevano come effetto la concessione di un bene a 1 vassallo, fosse concesso un feudo o un  beneficio.  Il signore offriva  protezione e sostentamento al suo vassallo, che in cambio prometteva fede e rispetto, aiuto e consiglio.

L’indebolimento della autorità pubblica a seguito delle invasioni germaniche, ungheresi, vichinghe ecc., dopo il fallimento dei Carolingi (eredi di Carlo Magno) nel ricostruire l’Impero e la conseguente crisi socio-politica, contribuì al consolidamento di questo sistema dopo l'anno 1000.

Ma anche nelle città esistevano i feudi?

Hai posto una questione centrale. E la risposta è affermativa, anche nelle città esistevano i feudi. Le famiglie nobili possedevano sia terre che palazzi. Tuttavia è pro- prio nei centri urbani che si sviluppò il nuovo sistema di produzione capitalista, in contrapposizione al feudalesimo e alla servitù della gleba.

Marx colloca chiaramente la sua comparsa nel XVI secolo e la sua ascesa alla fine del XVIII secolo, quando una serie di rivoluzioni tecnologiche e la meccanizzazione del lavoro cominciarono ad arricchire notevolmente un nuovo ceto della popolazione: la borghesia. Ciò che Marx non analizza nel det- taglio, perché a suo tempo la conoscenza del Medioevo era ancora alquanto approssimativa, è che certi meccanismi di accumulazione del capitale da parte degli artigiani e soprattutto dei mercanti erano apparsi molto presto nelle città del Medioevo, dove il processo di arricchimento della borghesia era iniziato già nel XII secolo, in alcuni casi anche prima. Tuttavia è fondamentale che tu abbia ben chiaro quanto il capitalismo, inteso come forma di organizzazione sociale, sia intimamente connesso alle lotte secolari tra classi sociali antagoniste.

Classi sociali antagoniste. . . Intendi per esempio la classe

borghese contro la classe feudale?

— Proprio così. Torniamo per un attimo alla fine della schiavitù e alla sua logica conseguenza. Con il declino della società basata sullo sfruttamento degli schiavi in Europa, al proprietario terriero non era più permesso comprare ulterio- re manodopera per incrementare la sua produttività. Si vide costretto dunque a sviluppare i propri strumenti a disposizione, le reti di distribuzione dei suoi prodotti, le fonti di energia e i metodi di lavorazione delle materie prime. Spesso note da molto tempo ma poco sfruttate, alcune fonti di energia vennero quindi notevolmente migliorate e sistematicamente implementate, come nel caso dell’energia eolica (mulini a vento), dell'energia idraulica (mulini ad acqua), del carbone ecc. Si iniziò inoltre ad ampliare la lavorazione artigianale del- le materie prime; le attività dedicate al trattamento delle fibre tessili, del cuoio, del legno e del metallo conobbero in quel periodo una fioritura impressionante. Al fine di preservare le loro terre, le loro imprese artigianali, le reti di commercializzazione, i propri  lavoratori,  o  per  estendere  la loro influenza e aumentare quindi il loro potere politico, i signori feudali strinsero nuove alleanze con altri signori, come conti, vescovi, abati ma anche con le comunità urbane di cittadini e borghesi. Così, nel corso del XII e XIII secolo, si verìficò una nuova trasformazione sociale, simbolica, economica e politica, che preannunciava il declino del potere feudale. La proprietà dei mezzi di produzione assumeva sempre più importanza rispetto alla proprietà dei terreni. E il possesso delle attrezzature diede vita a una nuova classe sociale: la nascente borghesia urbana, che grazie a ciò acquisì un nuovo potere, detto altri- menti un “contro-potere” rispetto a quello dei signori feudali. In quel momento iniziò la storia dei comuni, cioè comunità di cittadini e borghesi in lotta per sottrarre ai signori diritti e franchigie, e quindi auto organizzarsi nella gestione del lavoro, dei mercati, per proteggersi con milizie proprie, per controllare la moneta, per stabilire pesi e misure, e così via.

Come riuscirono a imporsi questi comuni?

Ci furono delle rivolte e anche delle vere e proprie rivoluzioni, represse duramente. Furono proclamate  repubbliche che non ebbero lunga vita.

Talvolta, se il signore si dimostrava lungimirante, si alleava con i rappresentati della borghesia, di cui riconosceva le qualità; in alcune circostanze si coalizzava nella speranza di aumentare il proprio potere rispetto agli altri feudatari; altre volte infine l’alleanza era dettata da una situazione geografica oggettiva, perché il castello del feudatario sorgeva in una città dove si stava verificando quel boom industriale prodotto dalla nascente borghesia. E il caso per esempio di Parigi, dove il castello principale sorgeva sull’Ìle de la Cité, nel cuore pulsante della comunità borghese che vantava i primi insediamenti industriali e nelle immediate vicinanze dei mulini della Senna. Questa politica di alleanza tra alcuni signori feudali e le comunità di borghesi, artigiani e mercanti urbani si diffuse in Europa a partire dal XII secolo, contribuendo al gradua- le consolidamento della classe borghese capitalista, che si affermerà con successo durante Rivoluzione Francese, ma

ne parleremo più avanti.

Vorrei che mi dicessi qualcosa in più rispetto alla figura di Marx . Perchè é così famoso? Quali contributi significativi ha apportato tanto che ancora oggi alcuni giovani , come certi miei compagni, si possano definire marxisti?

Fai bene a pormi questa domanda. Tu vivi in Svizzera e sfortunatamente in una scuola svizzera avrai poche occasioni di sentir parlare di Karl Marx o di qualsiasi altro scrittore che esprima una critica radicale al capitalismo.

Nato a Treviri né 1818, Marx era un giovane studente di filosofia, fìno a che non venne espulso all'età di 25 anni per aver espresso la sua posizione radicalmente contraria al regime autoritario del re di Prussia, che all'epoca governava la Renania. Da quel momento in poi e fino alla sua morte, visse insieme alla sua famiglia in esilio, prima a Parigi e a Bruxelles e poi a Londra. Animato al contempo da una cultura ebraica fervida e approfondita nonché da una conoscenza puntuale della storia dei movimenti rivoluzionari in Europa, ha lasciato quest'opera monumentale che ti ho già nominato: Il Capitale. Nel 1B48, all’età di 29 anni, pubblicò insieme all'amico Friedrich Engels un breve testo intitolato Il Manifesto del partito comunista. Il primo volume de Il Capita- le, l’unico pubblicato mentre era an cora in vita nel 1867, vendette soltanto 42 esemplari. . . Ciononostante, la portata dell’opera di Marx è stata in grado di creare scompiglio a livello mondiale, alimentando le più importanti insurrezioni e le rivoluzioni del XIX, del  XX  e degli esordi del XXI secolo negli emisferi Nord e Sud del nostro pianeta. Ma per tutta la vita, Marx e la sua famiglia vissero in esilio in condizioni di estrema povertà. Jenny von Westphalen, la sua ammirevole sposa, lo sosteneva. Insieme ai sindacalisti tedeschi e inglesi, Marx fondò la prima organizzazione di autodifesa operaia, l’Associazione Internazionale dei La- voratori, presso la St. Martin's Hall di Londra in un giorno di piogg ia del settembre 1864.

Come mai anche tu lo consideri così importante?

Perché ha concepito la prima teoria esaustiva del capitalismo, una summa radicalmente critica, straordinariamente brillante, erudita e saggia, che ha nutrito tutte le generazioni di studiosi anticapitalisti a venire.

Ne Il Capitale, Marx descrive accuratamente i meccanismi di accumulazione del plusvalore. . .

Aspetta che cosa intendi per plusvalore? Equivale al reddito?

  • Il proprietario dei mezzi di produzione, vale a dire dell’insieme di capitali, degli impianti, dei fabbricati, delle materie prime ecc., paga ai lavoratori il salario più basso possibile, il minimo indispensabile di cui hanno bisogno per poter mantenere la loro forza lavoro, in altre parole che permetta loro di mangiare, dormire e avere un riparo. Il capitalista vende in seguito sul mercato il prodotto del loro lavoro sotto forma di merci. La differenza che si viene a creare da un lato tra il salario pagato all’operaio, a cui si devono aggiungere i costi relativi ai mezzi di produzione, e dall'altro dal guadagno realizzato dalla vendita delle merci, finisce nelle tasche del capitalista. Questo profitto si definisce “plusvalore”. Il capitalista reinveste questo surplus nel processo produttivo e via dicendo. Il suo capitale aumenta inesorabilmente, accumulandosi e raggiungendo livelli impensabili. Ti parlerò più avanti delle ingenti fortune che si sono concentrate e moltiplicare nelle mani di pochi uomini incredibilmente ric- chi, che detengono il potere economico, finanziario, politico e ideologico, della loro influenza pressoché illimitata sulle idee. Sono i cosiddetti “oligarchi”.

Non mi hai spiegato però la differenza tra plusvalore e reddito

  • Il “reddito da lavoro” è il salario percepito dai lavora- tori dipendenti o ciò che guadagna un lavoratore autonomo nell’ambito della sua libera professione o della sua impresa. 11 ‘reddito da capitale” invece può essere dì vario tipo, ad esempio può derivare da interessi generati da prestiti in de- naro, da una rendita finanziaria o da un affitto di terreni e immobili, da diritti su brevetti, licenze, marchi di fabbrica e ancora da utili redistribuiti dalle imprese per esempio sotto forma di dividendi agli azionisti di una società per azioni. Il plusvalore fa parte del reddito del capitalista e rappresenta la differenza tra quanto investito in una produzione o in una vendita e quanto effettivamente guadagnato.

— Va bene, credo di aver capito. Poco fa mi accennavi al  fatto che questl ricchissimi capìtalisti fossero chiamati’ “oligarchi”. Da dove viene questa definizione?

Deriva da oligarchia, una parola composta dal greco

o/igo, che significa poco numerosi” e kratos, che indica il potere , in altre parole il potere in mano a pochi. Nel pro- cesso che ti lo appena descritto e che riserva più del dovuto agli oligarchi, il vero produttore della merce, ossia 11 lavoratore, viene escluso da1l'accumulazione; da quel momento in poi egli apparterrà al “proletariato”, categoria che è andata a sostituirsi a quella degli schiavi e dei servi. Il proletario, non avendo né capitale né mezzi di produzione, dovrà far ricorso al ‘lavoro salariato“ per poter sopravvivere.

Marx era convinto che i lavoratori sarebbero diventati sempre più poveri, che in poco tempo nessuno si sarebbe più potuto permettere l’acquisto  di tutte le merci  prodotte e che di conseguenza il capitalismo si sarebbe autosoffocato. Su questo punto però si sbagliava. Soprattutto in Occidente i lavoratori e le relative organizzazioni sindacali hanno combattuto, nell’arco di due secoli, una strenua lot- ta di resistenza. Hanno strappato ai capitalisti e agli Stati dominanti notevoli conquiste sociali, ottenendo salari dignitosi, un certo grado di protezione contro i licenziamenti, sussidi di disoccupazione ecc.

Marx si sbagliava pensando che il capitalismo si sarebbe autodistrutto, asfissiato da una massa di prodotti di fatto invendibili, così come sulla condizione di miseria sempre più terribile dei lavoratori dell’Occidente industrializzato. Ma sulla genesi delle oligarchie capitaliste su scala planetaria, sull’accumulazione illimitata di capitali nelle mani di sempre meno persone e sempre più ricche, sull’esclusione e sulla povertà di centinaia di milioni di esseri umani nel Terzo Mondo, su tutto ciò aveva assolutamente ragione. ..

E soprattutto Marx aveva intuito che la borghesia capitalista imponeva una civilizzazione laddove, per citare il suo Manifesto del Partito Comunista: “Ha distrutto spietatamente ogni piu disparato legame che univa gli uomini al loro supe- riore naturale, non lasciando tra uomo e uomo altro legame che il nudo interesse, lo spietato 'pagamento in contanti’. Ha fatto annegare nella gelida acqua del calcolo egoistico i sacri fremiti dell’esaltazione religiosa, nell’entusiasmo cavalleresco, del sentimentalismo piccolo-borghese. Ha risolto nel valore di scambio la dignità della persona e ha rimpiazzato le innumerevoli libertà riconosciute e acquisite con un’unica libertà, quella di un commercio senza freni”.

Mi stai ancora seguendo? Ti sto annoiando?

- Niente affatto , al contrario! Sto ascoltando attentamente

— Marx descrive una seconda modalità per l’accumulo di capitale, oltre a quella messa in atto dai padroni dell’indu- stria, del commercio e dei servizi nell’Occidente della sua epoca, che definisce  “accumulazione originar3a o primitiva".

e di cosa si tratta?

Per investire nella produzione è necessario avere in partenza un capitale, possibilmente cospicuo. Marx si era interrogato sul come i capitalisti avessero potuto mettere insieme un tale capitale all’alba della rivoluzione industria- le. Senti quel che dice a tal proposito, con un linguaggio eccellente, ne il Capitale: “Il capitale viene al mondo grondante sangue e sporcizia dalla testa ai piedi, da tutti i pori [. . .). In genere la schiavitù velata degli operai salariati in Europa aveva bisogno del piedistallo della schiavitù senza mezzi termini nel nuovo mondo t. . .3. Il commercio mondiale e il mercato mondiale aprono nel secolo Sedicesimo la storia moderna della vita del capitale [. ..]. La colonia assicurava alle manifatture in boccio il mercato di sbocco di un'accumu1azione potenziata dal monopolio del mercato. Il tesoro catturato fuori d’Europa direttamente con il saccheggio, l’asservimento, la rapina e l’assassinio rifluiva nella madre patria e quivi si trasformava in capitale.

Furono principalmente uomini, donne e bambini africani che, dall’inizio del XVI secolo e in condizioni di indicibile crudeltà, pagarono con il loro sangue e con le loro vite l’accumulazione originaria del capitale europeo. Ti faccio un esempio: tra il 1773 e il 1774, la Giamaica contava più di 200.000 schiavi in 775 piantagioni. Solo una di queste piantagioni di medie dimensioni impiegava 200 Neri su G00 acri, di cui 250 erano piantagioni di canna da zucchero. Secondo i calcoli più accurati forniti da Marx, l'Inghilterra ha riscosso da queste piantagioni in Giamaica, nel solo corso dell’anno 1773, un profitto netto di oltre 1.500.000 sterline d’oro dell'epoca. Con quegli introiti sono state costruite in Inghilterra enormi fabbriche, destinate In particolare all’industria tessile. Dal connubio tra carbone e ferro nacque una potente industria siderurgica. Milioni di contadini con le loro famiglie si river- sarono nelle città. Ti ricordi di Oliver Twist, il libro di Charles Dickens che papà ti ha dato da leggere l'anno scorso?

- Certamente, ce l’ho ben i"n mente. Mi ricordo soprattutto la fine, quando Oliver af/erma che essere poveri è l’fnferno.

 

— Beh, ecco il punto. I bassifondi, il freddo pungenti dell’inverno, la fame costante, le madri livide e sofferenti, gli uomini violenti, il disprezzo e l’arbitrarietà dei poliziotti, tutto ciò compone lo scenario del mondo di Oliver, che è  il prodotto de1l'industrializzazione selvaggia a Londra, ali-

Quindi questa accumulazione originaria è stata  pagata anche, e specialmente, con la vita e la sofferenza degli schiavi africani

— Che cosa intendi dire?

Si, è stato molto bello, mi è piaciuto tanto, nonostante ci

fossero troppi turisti!

E gli indigeni non si sono mai' ribellati?

- Quindi gli spagnoli si comportarono da criminali?

mentata dal saccheggio coloniale. Victor Hugo diceva: “È dell’inferno dei poveri che è fatto il paradiso dei ricchi".


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— Non solo. Il “plusvalore ottenuto con la rapina”, come dice Georg Lukàcs, un lontano discepolo di Marx, è stato pagato anche, e considerevolmente, col sangue dei nativi dell'America Latina.

 

 

 

 

L'anno scorso hai viaggiato in Spagna con i tuoi genitori. A Madrid avete visto la Plaza Mayor, la Puerta del Sol, po3 in Castiglia, avete visitato l’Escorial, il sontuoso palazzo del re Filippo II.


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Ebbene, nel corso di tre secoli milioni di indigeni, spes- so bambini come te, sono morti nelle miniere affinché i re di Spagna potessero costruire queste meraviglie. Sorta nel 1543 sull'Aliiplano boliviano, un altipiano situato in una vasta area che all’epoca era denominata “Alto Perù”, Potosi era di fatto la città più popolata delle Americhe. La vetta che la domina, il ferro Rico, “la Montagna Ricca”,  era  infatti  attraversata da miriadi di vene d'argento. In tre secoli, sono state estratte

40.000 tonnellate di minerale d'argento. Quattro milioni di indigeni appartenenti ai popoli Aymara, Quechua, Moxo e Guarani persero la vita proprio m quel luogo.

Nessun minatore era autorizzato a riemergere in superfi- cie se non aveva con sé il quantitativo di minerale d’argento imposto e prestabilito. Le guardie spagnole, armate di pic- coni e asce, erano posizionate in cima alle scale. Un bam- bino, un adolescente, una donna o un uomo che cercava di tornare alla luce del giorno senza il “dovuto” veniva ucciso senza pietà o ributtato nell’oscurità.

Due volte l’anno lunghe professioni di muli carichi di ar- gento, oro, stagno o altri minerali preziosi scendevano da1l'Al- tiplano fino alla costa del Pacifico, verso Lima. Da lì, i tesori venivano trasportati in nave a Cartagena dc Indias e poi a L’Avana, epicentro dell'Impero spagnolo. Poi, scortate da navi da guerra — hai sicuramente sentito parlare della famosa Invin- cibile Armata — due volte all'anno le imbarcazioni cariche di questi tesori attraversavano l'Atlantico meridionale. Una volta giunte a Cadice, scaricavano i bauli pieni d’oro e d’argento.

 

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— SI, certo, ma generalmente invano. L'imperatore Carlo V si vantava di regnare, come era solito dire, su “un impero dove il sole non tramonta mai”. Prima dell’arrivo dei saccheggiatori spagnoli, la popolazione del Messico era di 37 milioni di abitanti, un numero pari a quello dei nativi degli altopiani andini. In America Centr£e e nei Caraibi vivevano circa 10 milioni di persone. In totale, i grandi popoli della cultura azteca, maya e inca contavano tra i 70 e i 90 milioni di persone alla fìne del XV secolo. Un secolo dopo, ne erano rimasti solo 3,5 milioni. Il capitale è venuto al mondo così, “grondante sangue e sporcizia da tutti i pori”.

 

 

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— In questo senso sì, ma non furono gli unici. Le classi sociali dominanti francesi hanno concorso allo stesso crimi- ne. In termini di crudeltà, la loro accumulazione originaria di capitale valeva quanto quella degli abitanti della penisola iberica, spagnoli e portoghesi, o quella degli inglesi. Hai già avuto modo di vedere i ponti, gli imponenti monumenti, i magnifici edifici borghesi di Parigi che costeggiano i grandi viali, la Canebière a Marsiglia, i palazzi sul fronte della Ga- ronna a Bordeaux? Ebbene, sono stati pagati tutti con il san- gue, la disperazione e la sofferenza dei popoli d'oltremare.

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